Cosa vede dalla fnestra Umberto Boccioni quando arriva a Milano nel 1907? La sua periferia (la zona di Porta Romana) e la campagna di Via Adige con i cantieri a pieno ritmo sono protagoniste di una serie di disegni e dipinti a olio eseguiti con l’entusiasmo di chi vede fnalmente il nuovo sorgere. Con un occhio ancora naturalistico Boccioni appunta sulla carta il nome dei colori che userà nella tela divisionista Crepuscolo. Quali forze dinamiche individua l’artista quando ragiona con l’inchiostro nel bozzetto per La città che sale? Boccioni, ormai futurista, esalta la potenza umana dei lavoratori con i cavalli al traino nella città che avanza sempre più con le ciminiere delle fabbriche sullo sfondo. Una delle opere più potenti dell’artista è nata con questo schizzo a china, poi in parte ripensato fno a diventare l’impetuosa rappresentazione dei corpi in movimento nel quadro conservato al MoMA, il cui titolo originario era Il lavoro. Luigi Russolo, musicista futurista e autore de L’arte dei Rumori (1913), sogna di orchestrare il brusìo delle folle e delle stazioni cittadine, simbolo di vitalità moderna. L’artista sintetizza Milano, la città elettrica che non conosce riposo, nel cono di luce di un lampione nella nebbia densa. L’uomo sempre più piccolo lascia spazio all’imponente ingranaggio industriale nel disegno di Antonio Sant’Elia che anticipa di circa un ventennio la pellicola cinematografca Metropolis di Fritz Lang. Sant’Elia, prima di raggiungere lo stile futurista che lo renderà noto, con gli occhi della mente ancora sugli studi accademici della città rinascimentale, ragiona con la matita sui fussi di movimento intorno ad una piazza circolare che ricorda l’attuale Cordusio. Mentre Mario Sironi che a Milano arriva un decennio dopo Boccioni, colloca presenze umane senza volto al cospetto di casermoni grigi su vuote strade periferiche. Le gru e la giostra quasi segnalano l’ultima presenza della campagna, prima di sparire sotto la città in rapida crescita. Nei decenni successivi gli artisti subiscono il fascino di New York che, con i suoi grattacieli di vetro e acciaio, le insegne pubblicitarie e le scritte luminose, diventa nuovo simbolo di modernità. Fortunato Depero anticipa di molto la tendenza degli artisti italiani e nel1928 parte per New York. Nel 1930 disegna la metropolitana scoperta, Elevated scrivendola erroneamente Elevetet, come un incessante saliscendi di volti, gambe e scalini tra grattacieli e lampioni. Afro Basaldella agli inizi degli anni Cinquanta crea un’opera densa di sovrapposizioni materiche per immortalare una Manhattan, fatta di costruzioni verticali pressate nell’azzurro di un cielo che non ha spazio per esistere. Nella china, la città sembra ricordata dalle alture di questi infniti piani, in una prospettiva a volo d’uccello.
L’energia della metropoli in espansione del secolo scorso in cosa si è trasformata oggi? Una delle risposte è City Life, in cui gli edifci ricoperti di cellule fotovoltaiche di Daniel Libeskind, dalle facciate asimmetriche tra sporgenze e rientranze, si presentano come le ultimissime soluzioni nel campo dell’abitare contemporaneo. Nell’attico dell’architetto, la Collezione Ramo propone le rifessioni su carta di alcuni tra i più acuti artisti italiani della prima metà del secolo scorso, nella cornice di un’utopia architettonica divenuta realtà.